NECESSITA’ DI ESSERE INFORMATI
Da molti anni, l’Istituto di Ricerca Eurispes analizza, tramite indagini campionarie, i principali trend in Italia tra i fumatori adulti e gli utilizzatori di prodotti senza combustione alternativi alle sigarette, oltre che lo stato dei centri antifumo.
Da tre indagini realizzate in collaborazione con Philip Morris Italia e contenute nel 34° Rapporto Italia pubblicato nel 2022 da Eurispes, emerge una richiesta di maggiori informazioni su esistenza e caratteristiche dei prodotti alternativi alle sigarette, con l’auspicio che produttori e autorità possano agire in modo sinergico per veicolare tali informazioni.
Il sondaggio “I fumatori italiani: abitudini, opinioni e tendenze”, condotto nel 2021 su un campione di 1018 fumatori adulti italiani, ha evidenziato come l’86,8% degli intervistati concordi nell’affermare che lo Stato dovrebbe permettere che i cittadini siano informati dell’eventuale esistenza di prodotti meno dannosi, promuovendo – lo sostiene il 69,1% – campagne di informazione dedicate. Il 41,5% afferma, inoltre, che lo Stato dovrebbe incentivare studi per valutare l’impatto di questi prodotti, rispetto a quelli tradizionali a combustione, sulla salute dell’individuo. Solo il 12,7% è convinto che lo Stato debba disincentivare lo sviluppo di prodotti innovativi poiché non vi è possibilità di riduzione del rischio nel tabagismo.
La ricerca “Il consumo di tabacco riscaldato”, condotta nel 2021 su un campione di 1501 utilizzatori adulti di tabacco riscaldato, rileva ancora un’ampia percentuale di persone che incontra difficoltà nel reperire informazioni su sicurezza e impatto sulla salute di tali prodotti: il 37,6% del campione.
Una percentuale simile a quella riportata nello studio “Il ruolo dei centri antifumo in Italia nel contrasto al tabagismo”, condotto su 73 responsabili di centri antifumo italiani, secondo cui il 20% degli intervistati dichiara di disporre di informazioni insufficienti per valutare il potenziale impatto dei nuovi strumenti che superano la combustione.
In un Paese come l’Italia, in cui ci sono ancora oltre 12 milioni di fumatori – numero sostanzialmente stabile da quasi venti anni – e in cui si assiste però a una profonda trasformazione del settore, il problema del fumo sembra ancora una questione con pochissime soluzioni.
Possiamo rassegnarci?
No.
Possiamo parlarne?
Noi speriamo di sì.